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Maggio 2016

Alzi la mano chi non ha mai pensato, nemmeno una volta nella vita, di “mettersi in proprio”, diventare imprenditore, aprirsi la propria piccola azienda e sperare che la stessa, un giorno, con impegno e devozione, cresca in modo esponenziale, si affermi nel mercato e diventi un esempio di successo in tutto il mondo. Penso che questo, qui, nel territorio nordestino possa considerarsi un sogno ricorrente.

Il più delle volte tutto nasce da una passione, da un hobby ben coltivato e “si accende la lampadina”: perché non fare di questo hobby un lavoro? Occuparsi tutto il giorno di ciò che ci piace fare e guadagnarci pure da vivere, sarebbe una pacchia!

Ma, purtroppo, “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.

Il più delle volte si pensa che trovati i fondi necessari per aprire un’azienda, aperta la partita iva, iscritti alla Camera di Commercio e all’Inps, basti “solo” lavorare!

In realtà non è così, o meglio questa è una tappa, ma solo l’inizio.

Arrivati i primi ordini e dato avvio alla produzione, il neo imprenditore può trovarsi a dover affrontare diverse e ulteriori difficoltà, a doversi rapportare con diversi interlocutori, soddisfare i clienti, vagliare e scegliere i migliori fornitori, gestire il rapporto con le banche, far fronte agli impegni burocratici, il tutto sempre con un occhio sempre attento alla produzione  e tra tutti questi aspetti da gestire il più delle volte, soprattutto in questa fase iniziale, diventa difficile fare le giuste considerazioni in ottica strategica, quali fissare il giusto prezzo, capire se c’è margine di guadagno o come calcolare le spese per prodotto, o la redditività oraria, oppure, ancora, valutare se c’è la necessità assumere dipendenti e quindi capire il miglior contratto con cui assumerli e calcolare successivamente la redditività oraria di questi ultimi.

Proprio perché il più delle volte, il neo imprenditore non sa rispondere a queste domande e/o ha sottovalutato questi aspetti che si trova nella paradossale situazione “più vendo, meno guadagno”. Infatti non sempre l’aumento delle vendite (aspetto di per se ovviamente positivo), comporta l’automatico accrescimento dell’azienda. Ad esempio: le vendite potrebbero paradossalmente aumentare perché si sta applicando una politica di prezzi sottocosto, quindi attraenti per la clientela, ma non economicamente vantaggiosi per l’imprenditore.

In sostanza non basta essere bravi lavoratori per fare business.

E’ necessario quindi effettuare una iniziale e costante analisi di questi aspetti strategici, per correggere, assestare, migliorare l’organizzazione e il processo produttivo al fine di rendere sempre più solida la propria azienda.

Tali riflessioni non devono intimorire chi vuol intraprendere la strada imprenditoriale. L’entusiasmo che contraddistingue ogni start-up deve essere associato ad un minimo di conoscenza economica. Inoltre è bene sottolineare che il neo imprenditore, nel suo percorso non sarà solo, ma bensì affiancato da un professionista, che non gli dirà solamente quando e quante tasse deve pagare, ma anche se e quanto sta guadagnando, lo aiuterà nella definizione delle proprie politiche commerciali e finanziarie, lo aiuterà a calcolare i prezzi di vendita, lo aiuterà ad assestare il tiro in caso di assenza od insufficienza di utili, verificherà i costi di produzione, finanziari e del lavoro. 

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